Categoria: venerdìPagina 1 di 7
La mia pancia si stava gonfiando e la diarrea mescolava all’interno delle viscere le cotolette e il salame che avevo mangiato la sera precedente, pestando e tritando e rendendo il cibo una poltiglia di frattaglie densa e scura. Era il …
-In quella casa ogni porta che si apre serve solo ad aprire un’altra porta- Era parte dell’addestramento. Semplice no? Ci ho impiegato ottocentoventiquattro ore per capirlo.
Ma Grasso si era fermato e aveva cominciato a ridere, mentre il Sacerdote si …
Ottocentoventiquattro ore per ritrovarmi con un gatto che mi strappava la carne dai piedi e lui che mi passava la lingua sul collo, con un movimento erotico e circolare. Urlai. Grasso si contrasse in preda a un’eccitazione estrema. Si ritirò …
Bum. Questo è il rumore che fanno le scarpe di Grasso quando cadono sul pavimento. Siamo entrati e lui mi ha offerto un caffè, indicandomi una piccola macchinetta nera che dalla forma sembrava l’ampia e orribile testa di un alieno. …
Uscii sotto la pioggia, senza ombrello, sola con i miei pensieri. Non misi neanche le cuffie nelle orecchie: volevo sentire il mondo che sotto quelle gocce pesanti si faceva silenzioso, fermandosi ad ascoltare per un po’. Camminai per più di …
Appuntamento alle tre davanti alla “nostra” libreria. Ero ansiosa. Volevo capire cosa c’era che non andava, perché sentivo un bisogno di vederla che andava ben oltre la voglia di parlare con qualcuno che capisse davvero quello che sentivo. Non mi …
Il giorno dopo mi svegliai nel mio letto illuminato dai raggi di un sole invernale. La sera prima avevo seguito il consiglio di quello stravagante signore col cappello. Non davo mai retta a nessuno, ma il fatto che quella frase …
Un aereo prese la rincorsa lentamente, poi sempre più veloce, fino a staccarsi dal suolo bagnato di pioggia ed affrontare quelle gocce che sempre più fitte sferzavano il suo corpo pesante. Lo guardai, in piedi dietro una grande vetrata. C’era …
Era uno spreco possedere qualcosa del genere e non poterla mettere, a meno di sembrare un pagliaccio.
Forse mia madre avrebbe potuto stringerla? Potevo chiederglielo, tanto non avrebbe riconosciuto la marca, o almeno così speravo. Le avrei detto che era …
Tre giorni dopo la consegna dei compiti, Erika mi fermò prima di entrare in classe, dicendomi solo “ci vediamo all’intervallo, davanti al tubo, ti devo dare una cosa”. Lo sputò fuori veloce, senza darmi tempo di dire niente. Non ci …
La maglietta era un regalo. Quando Erika me la diede erano passati tre giorni dalla consegna dei compiti in classe di matematica, in cui sia io che lei avevamo preso otto. La professoressa quell’anno era una alicetta alta e rossa …
La maglietta mi andava grande. Aveva il coccodrillo bene in vista sul petto e il colletto rigido, che se lo alzavi rimaneva dritto, diverso da quello delle imitazioni che indossavo di solito. Erika me la diede nell’intervallo: mi aspettava in …