CaveTour: Francesca Bonafini
Ho passione per i nomi delle città. Mi piacciono. Li dico con la bocca ma non basta, la bocca vuole assaggiare. Perché scrivo libri? Non lo so. Certe volte penso: per i nomi delle città.
Dire Napoli, per esempio, dire Napoli non basta. Bisogna andarci a giugno a ridere noi quattro su un terrazzo bevendo vino.
Dire Bologna è dire il caldo di luglio, Bologna è via degli Orefici gremita.
San Marino è una cena medievale e poi le telecamere che sempre mi mettono l’ansia. San Marino è un pranzo a Rimini in riva al mare.
Poi Vasto. Dire Vasto è dire il cuore che trema, gli amici che adoro, piazza Caprioli, le bevute, l’agosto, i vicoli. Inverni e primavere. Viaggi su viaggi, di notte e di giorno, di buio e di luce. Risate, lacrime. Mascia che mi dà rifugio. Vasto è come dire casa.
Castrocaro è una piazzetta che ascolta i fatti miei d’amore mentre li racconto ad Angela a voce troppo alta ma me ne accorgo che ormai è tardi, la piazza sa già tutto. Mi succede sempre così.
Roma è Modigliani che abbiamo visto solo noi, nella notte.
Verona è la mia città, è un fiume e un ponte che vi ci devo portare per farvi sentire l’acqua che fa sccccccccc fortissimo. Non c’è un posto più bello delle proprie radici, ma bisogna continuare a partire per riempirle di altre bellezze. Verona è l’aeroporto Valerio Catullo all’alba, Verona è un volo per la Sicilia.
Catania è una cena profumata, Catania è la notte luminosa.
Giardini Naxos è un bagno a mare con Nadia che siamo stanche morte ma non se ne può fare a meno. Giardini Naxos è una colazione con Patrizia che vorrei abbracciarla e dirle quanto le voglio bene.
Messina è la limonata col sale.
Pescara è l’amato Abruzzo e le sue notti alcoliche.
Bari è una sbornia prima della presentazione, perché siamo delle debosciate incoscienti.
Imola è viaggiare con Mascia, ancora e sempre.
Milano è la neve di febbraio che ci fa nostalgia del giorno d’estate in cui siamo partite.
Amo i nomi delle città, e nomi delle persone ancora di più. I nomi con cui abbiamo dialogato, bevuto, riso, condiviso. I nomi degli amici che sono venuti a trovarci, che ci hanno fatto il regalo di essere lì con noi.
Perché scrivo? Non lo so. Certe volte penso: perché amo i nomi, tutti i nomi, e dirli non mi basta, voglio andarli ad accarezzare.
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bellissimo…