I. Casa del tempo
C’è sempre qualcosa da fare se, nella vita, ti chiami Secondi.
Secondi di cognome e Secondi di nome, così: Secondi Secondi.
Che se ti prude l’inguine, improvvisamente e violentemente, non è che puoi ravanarti beatamente fischiettando un motivetto popolare, se ti chiami Secondi.
Secondi è lungo e secco e non si ferma mai: tu pensa alla responsabilità di chiamarsi Secondi.
Secondi lavora e vive in un castello tutto buio e tutto vecchio, in mezzo alle nuvole tutte gonfie e tutte panciute e quando arrivi c’è una scritta: casa del tempo.
Io, al massimo, ero stato alla casa del bagno, ma mai alla casa del tempo. Cioè, lì, alla casa del tempo, si produce il tempo: tu guarda.
Una roba importante in maniera indescrivibile: non il tempo atmosferico, che chissenefotte, in verità, del tempo atmosferico, ma il tempo tempo. Il tempo vero. Il tempo che, per dire, ti scappa la cacca: ci vuole il tempo che genera Secondi per recarsi verso un servizio, slacciarsi la cintura, slacciarsi i pantaloni, calare i pantaloni, calare le mutande, appoggiare il sedere alla tazza, fare la cacca.
Niente Secondi? Niente tempo. Niente tempo? Cacca addosso. Secondi si distrae un attimo? Secondi si vuole ravanare l’inguine? Bene: tutti a cacarci nei pantaloni.
Una bella responsabilità.
Il collega di Secondi è Minuti. Minuti è tosto. Non è un pirla, Minuti.
Minuti è bello: elegante e indaffarato il giusto.
Minuti parla tutte le lingue del mondo, è equilibrato, Minuti.
Minuti tiene compagnia a Secondi: lo incita a non mollare, uno sforzo di Minuti ogni sessanta sforzi di Secondi.
Lui, tra una roba e un’altra roba, trova il tempo (e come potrebbe essere altrimenti: è un addetto ai lavori) per fare le sue cose: aggiustarsi il ciuffo, mordersi il labbro, sospirare pensando a Ore.
Vorrei essere bello come te, dice spesso Secondi a Minuti.
E allora Minuti sorride. Sempre attento. In guardia. Una vita cadenzata. Niente può essere lasciato al caso se ti chiami Minuti. La cacca nelle mutande è dietro l’angolo. E poi c’è quel povero Cristo di Secondi da gestire.
Secondi è sudato. Secondi è sfortunato. Ma se sbaglia Secondi: sono guai.
Il grande cruccio della vita di Minuti? Ore. Ore. Ore.
Ore è questa bomba del sesso: responsabile di Secondi e responsabile di Minuti.
Ore, alla casa del tempo, lavora in una stanza a parte: è l’unica che si relaziona direttamente con Giorni, che sta al piano di sopra, e, talvolta, addirittura con Mesi che nessuno lo ha mai visto in faccia. Nemmeno a Natale.
Ore è piccolina e rotonda: un culetto compatto e sodo e un seno esagerato.
Ha questi occhiali da porno segretaria e, quando con l’interfono contatta Minuti, Minuti non trova le parole.
A Ore, Minuti non dispiace. Il problema? Il lavoro.
Minuti non può permettersi questa relazione. E poi, sia chiaro, è un subalterno, un gregario: parla tutti i momenti con quello sfigato di Secondi. E guadagna poco. Sì, certo, è un bel topino ma gli si impasta la bocca e poi, perdiana, un rapporto sessuale in meno di cinquanta secondi: no. Proprio no.
Filippo
Bello, grande fantasia!